CNA Avezzano

Incentivi deboli per gli Artigiani

La nuova politica di incentivazione del Governo penalizza gli artigiani.

Sia la 488 artigiana che il Pia, il pacchetto integrato di agevolazione per l’innovazione previsto dal Piano operativo nazionale per lo sviluppo locale, rischiano infatti di non sostenere adeguatamente il comparto interrompendo il flusso di risorse. A sostenerlo è il Direttore della Divisione Economica e Sociale CNA Nazionale Sergio Silvestrini.

“Se anche gli annunciati tagli al fisco saranno finanziati con una corposa riduzione degli incentivi alle imprese, continua Silvestrini “si rischia di mettere seriamente in crisi un settore, quello dell’artigianato e delle piccole imprese, che fino ad ora è stato l’unico a sostenere l’economia italiana”.

Domanda.
Perché la 488 artigiana penalizza le imprese del comparto?

Risposta.
Perché la 488 semplificata esclude il 30% delle nostre imprese, ovvero tutte quelle che fanno servizi alla persona. Parliamo ad esempio degli acconciatori, estetisti, gli autoriparatori, gli idraulici e così via.
Succede poiché è stata applicata una disposizione prevista dalla 488 industria trasferita al bando artigiano, la quale prevede la possibilità di partecipare al bando stesso per le sole imprese che erogano servizi reali, per di più sottoforma di società regolarmente costituite.
Questo taglia fuori una intera fetta dell’artigianato dei servizi, a cominciare da tutte le imprese non costituite in società, la maggioranza.

Una scelta onestamente incomprensibile, se l’intenzione era quella di coinvolgere quella parte di aziende che precedentemente veniva esclusa proprio perché la procedura di accesso alla legge era difficile e farraginosa.
Domanda.
Cosa succede invece con il Pia innovazione?

Risposta.
Si tratta di una misura del Pon, il piano operativo nazionale per lo sviluppo locale, ossia interventi effettuati con le risorse dei fondi strutturali che utilizza la stessa procedura prevista dalla 448 industria.
In questo caso, secondo la circolare applicativa, le imprese artigiane non possono accedere al bando attraverso la procedura semplificata, il che esclude di fatto praticamente tutto il settore.
Si tratta di una grave penalizzazione. Ancora una volta le imprese artigiane vengono spiazzate da una normativa che di fatto impedisce l’accesso a finanziamenti utili al loro sviluppo e, in questo caso, trattandosi di innovazione, che impedisce la crescita della loro competitività.

Domanda.
Si parla di finanziare la riforma fiscale proprio con un ulteriore taglio agli incentivi alle imprese. In attesa di notizie chiare quali conseguenze potrebbe portare una scelta del genere?

Risposta.
Aspettiamo innanzitutto che il piano del taglio alle tasse sia presentato dal governo e che si chiarisca in che modo potrà essere finanziato.
Certo è che reperire circa 12 miliardi di euro non è facile. Senza contare che l’attuale politica di incentivazione alle imprese è gia stata fortemente penalizzata negli ultimi anni e non ci sembrano onestamente presenti spazi per attingere ulteriori risorse da questi canali, a meno che non si vogliano eliminare completamente forme di incentivazione che rispondono a una politica industriale orientata alla crescita e allo sviluppo.

Domanda.
Ma la riduzione delle tasse non aiuta lo stesso le imprese?

Risposta.
Se si vuole sostenere il tessuto produttivo italiano attraverso la leva della politica fiscale, occorre innanzitutto, cosi come le imprese chiedono da tempo, abolire l’Irap. Certo, alleggerire la pressione fiscale sulle famiglie è un obiettivo auspicabile, utile alle imprese laddove si registra un impatto positivo sui consumi. E’ sbagliato, tuttavia, pensare di ridimensionare ulteriormente il sistema degli incentivi che soprattutto al Sud hanno garantito spesso e volentieri un positivo sviluppo di realtà imprenditoriali importanti. Proprio ora che il Meridione comincia a mostrare segni di crescita apprezzabili rende perplessi la scelta di incidere su strumenti che hanno dimostrato la propria efficacia nel tempo.